Rocca di Mezzo

Situato al centro dell’Altopiano delle Rocche a 1.329 metri di quota Rocca di Mezzo ha origine, come borgo fortificato, tra l’XI e il XIII secolo, probabilmente dalla riunificazione di alcuni villaggi, di cui oggi si sono perse le tracce, situati nelle vicinanze dell’attuale abitato. Le prime notizie documentate risalgono al 1115 nella Bolla di Papa Pasquale II che fissa il confine tra la Diocesi dei Marsi e di Forcona lungo il Rio Gamberale e nella quale Rocca Demesio è annoverata tra i castelli della Badia Sublacense al limite della Diocesi dei Marsi. Nella metà del Xlll secolo è tra i castelli fondatori della città dell’Aquila. Nel 1415, nel catasto onciario di Re Ladislao, Rocca di Mezzo con 180 fuochi (corrispondenti a circa 900 abitanti) risulta essere il paese più popolato del Conrado aquilano. Dopo un primo saccheggio subito nel 1347 ad opera di Carlo di Durazzo, nel 1423 Braccio da Montone pone l’assedio a Rocca di Mezzo che riesce ad espugnare solo dopo un anno arrecando notevoli distruzioni al paese. Nel 1431 Amico Agnifili viene eletto veseovo dell’Aquila e si fa promotore della ricostruzione di Rocca di Mezzo suo paese d’origine. Tra la metà del XV secolo e la metà del XVI si assiste così ad una ulteriore espansione del paese con i Tre Archi che costituiscono la cerniera tra la parte più antica e la parte nuova e, probabilmente, quello che oggi definiamo come centro storico, raggiunge l’assetto attuale con quattro porte di accesso: Porta della Morge, Porta Falsetto, Porta della Fonte (o dell’Annicola), Porta del Borgo, queste ultime due oggi scomparse. Proprio alla meta del XVI secolo Rocca di Mezzo raggiunge la sua massima espansione demografica con 474 fuochi pari ad oltre 2.500 abitanti e nel 1595 viene citata, in una attestazione del magistrato aquilano, come “terra grande murata, che è ripartita in 4 rioni...”. Nel 1607 Rocca di Mezzo è in grado di vendere censi sulle proprie montagne e ciò dimostra che anche questo castello ha potuto affrancarsi dal dominio feudale. All’inizio del XVII secolo Rocca di Mezzo appartiene ai Colonna per passare, nel 1663, ai Barberini che lo deterranno pacificamente anche dopo il 1806, anno di abolizione dei feudi. Nel 1866 inizia la costruzione della strada regia postale L’Aquila-Avezzano che segna l’inizio di un nuovo sviluppo del paese fuori le mura ed in particolare lungo la stessa “strada rotabile”. Con l’entrata in crisi del sistema economico legato alla pastorizia transumante dall’inizio del secolo attuale prende avvio i1 fenomeno dell’emigrazione che proseguirà fino ad epoca recente, determinando il progressivo spopolamento del Comune, comprendente anche i centri di Rovere, Terranera e Fontavignone, che passa dai 3.814 abitanti del 1901 ai 1.531 del 1991. Oggi Rocca di Mezzo è un consolidato centro di soggiorno e turismo estivo e invernale (famosi sono gli stupendi Piani di Pezza, un vero e proprio stadio naturale per lo sci di fondo). Di notevole interesse sono gli arredi sacri conservati presso i1 Museo del Cardinale Agnifili, purtroppo attualmente chiuso al pubblico, i Tre Archi, situati nel centro storico, vera e propria cerniera dell’espansione quattrocentesca del paese, e la porta della Morge. Oltre alla chiesa di S.Lcucio e alla parrocchiale della Madonna della Neve che hanno purtroppo subito dei “restauri” quanto meno discutibili, e al campanile-torre sul Calvario, ben poco è rimasto dei tanti elementi storici-architettonici che dovevano fare di questo paese un vero e propio gioiello. Tutto ciò dovuto alla scarsa sensibilità delle varie Amministrazioni che si sono succedute nel corso degli anni e che, con il pretesto di “rinnovamenti”, hanno provveduto, a partire dal 1879, a far demolire gli avanzi del vecchio castello (borgo fortificato) e di una torre a ridosso di Porta della Fonte (o dell’Annicola) decorata con affreschi, anch’essa scomparsa, due fontanili un tempo esistenti tra Piazza Principe di Piemonte e Largo 4 Novembre, il fontanile nei pressi della porta del Borgo, smantellato nel 1960, 14 fontanelle all’interno del centro storico. Su quel poco che è rimasto ci si aspetta maggiore rispetto e maggiore attenzione. Per gli aspetti folcloristici e tradizionali vanno infine ricordate la Festa del Narciso (ultima domenica di maggio) e la Gara del soleo che si ripete ogni anno ormai da oltre 5 secoli.

 

 

Testo di "Saluti dall'Altopiano" di Giandomenico Cifani e Liberato Di Sano