Posto a 1.432 metri di quota ai piedi della catena montuosa del Sirente, il paese di Rovere vanta probabilmente le origini più antiche tra i centri dell’Altopiano delle Rocche. Con molta probabilità, per la sua posizione di confine tra le popolazioni italiche dei Vestini a nord, dei Superequani ad est e dei Marsi albesi ad ovest, è stato sede di un recinto fortificato italico (VII-VI sec. a.C.) anche se tale ipotesi ancora non può essere suffragata da sicuri riscontri. Certamente tutto l’Altpiano delle Rocche, ricco di pascoli e di boschi e un tempo di fauna pregiata, era frequentato dalle popolazioni italiche delle valli circostanti. Le prime notizie di qualche fondamento risalgono al 962 in riferimento alla donazione fatta dall’Imperatore Ottone alla Chiesa vescovile di Forcona (Civita di Bagno) nella quale Rovere è nominato per confine con la Diocesi dei Marsi. Riferisce l’Antinori che “si spaccia fosse una delle tre torri fabbricate a tutela della pianura da essa Rovere a Rocca di Cambio, ciascuna dalle altre due miglia distante e che Rovere fosse la più magnifica per la struttura dell’edificio”. E’ quasi certo infatti che il primo nucleo di aggregazione degli attuali centri dell’Altipiano fosse proprio un sistema di torri di avvistamento intorno alle quali poi si svilupparono i primi nuclei fortificati nel cosiddetto periodo dell’incastellamento tra il Xll e il XIV secolo. Rovere fece parte, fin dalla sua nascita, della Contea di Celano e della Diocesi dei Marsi. Solo nel 1806 passò volontariamente sotto la giurisdizione di Rocca di Mezzo mantenendo comunque ancor oggi la sua dipendenza dalla Diocesi dei Marsi. In un atto testamentario del 1590 si cita Rovere “alla cui sommità sono ben visibili imponenti mura diroccate.....di un antichissimo castello o fortezza”. Questo “castello”, di cui oggi rimangono significativi ruderi, ancora oggetto di varie campagne archeologiche, era in realtà probabilmente la propaggine orientale del borgo fortificato di forma triangolare con tre torri poste ai vertici, di cui rimane solo quella addossata alla chiesa di S.Pietro trasformata in campanile. Tali caratteristiche del borgo fortificato originario, in parte ancora oggi leggibile, erano chiaramente documentate in una tela raffigurante il Santo protettore con Rovere sul palmo della mano, andata purtroppo distrutta. Anche Rovere ebbe più fasi di espansione di cui una certamente nella seconda metà dell’800 in occasione della realizzazione della rotabile L’Aquila-Avezzano, a parte quella più recente e disordinata iniziata verso la fine degli anni ‘60 conseguente allo “sviluppo” turistico dell’Altopiano delle Rocche.

 

 

Testo di "Saluti dall'Altopiano" di Giandomenico Cifani e Liberato Di Sano